venerdì 29 gennaio 2010

Il corpo del capo (2) Ovvero: "Io a Nichi Vendola gli voglio bene”


Nella prima parte di questa riflessione sulla mia scoperta del valore del carisma e dell’immagine nel consacrare un capo paragonavo Nichi Vendola e Berlusconi. A mia discolpa, devo dire che un simile paragone l’ho sentito poi fare anche da fonti più (o meno) autorevoli, come Don Verzè ed altri. La seconda parte era prevista per agosto, ma l’ho congelata perché davvero non me la sentivo di fare questo giochetto intellettuale in cui mi permetto un paragone del genere, non in un clima in cui i giornali facevano accostamenti ben più violenti, gravi ed azzardati (Tarantini, escort, Berlusconi, Vendola, sanità, cocaina e vai di insinuazioni). No, Vendola non può essere paragonato a Berlusconi, neanche per scherzo.

Anche perché il mio scherzo voleva fare l’elenco delle differenze tra i due corpi (macho uno, omosessuale l’altro) e dimostrare che il “corpo” cioè l’immagine di Vendola, di dolcezza, un po’ sognatore, con l’orecchino, con una retorica da affabulatore ed un sottile disprezzo reverenziale per il potere (“l’unica volta in cui il potere mi è piaciuto davvero… “ ha detto una volta) aveva un effetto fortemente carismatico per alcune persone a sinistra, mentre la retorica tutta donne, soldi e potere, lifting e voce grossa è più confacente ad attrarre persone diverse (quali, bhò?). Sciocchezze tipo: uno fa reading di poesie e cita Brecht, l’altro canta con Apicella.

Avrei voluto scrivere partendo dalle similitudini: sono entrambi bassini (bhè secondo me Vendola mica è così tanto bassino ;-)…), vogliono entrambi molto bene alla loro mamma, entrambi spesso indossano il maglioncino senza camicia, sono entrambi percepiti come simpatici. Andando più a fondo, entrambi si pongono come “amici mediali”, ognuno viene percepito dalla propria parte come vicino, li chiamiamo Silvio e Nichi (Bersani o Bondi a stento si sa come si chiamano per primo nome). Entrambi hanno uno stile.

Sulla falsa riga del libro di Marco Belpoliti, Il Corpo del Capo, avrei voluto continuare nell’analisi dei due corpi-immagine e dimostrare come il corpo del capo si adegui al’immaginario dei suoi seguaci, o che, viceversa, i seguaci scelgono un capo che incarna archetipi comportamentali confacenti con il proprio immaginario (Berlusconi gesticola con le braccia aperte accogliendo tutti, Vendola usa appoggiare il mento sulla mano con aria allo stesso tempo attenta e sognante). Ma l’effetto del loro carisma è che i loro seguaci non si vergognano di dire loro “ti voglio bene” (o “meno male che S. c’è”). Immaginate dire “ti voglio bene” a Gasparri o D’Alema, manco fossero i nostri fidanzati (vabbè io non me lo immagino neanche per Berlusconi, ma sto comprendendo l’eventualità).

Da quando ho concepito il pezzo, però, molte cose sono successe. Il corpo del capo Berlusconi è stato violato da un souvenir del duomo di Milano. Vendola si è imposto alla cronaca politica italiana con una schiacciante vittoria alle primarie in Puglia. E forse oggi tutte quelle riflessioni sono un po’ outdated. Ma ancora una volta le immagini dei due corpi in un momento di massima esposizione danno da pensare sulle diverse caratteristiche dei personaggi e del loro carisma.

Berlusconi dopo essere stato ferito che si divincola dagli uomini della scorta e sale sull’auto con uno sguardo da maschio alfa feroce e ferito. Vendola nel primo momento della sua vittoria alle primarie risponde piangendo al giornalista che (chissà come) riesce ad intervistarlo, ed il ragazzo al suo fianco gli accarezza la spalla con affetto per consolarlo. Sono quasi due immagini speculari, di due personaggi fortemente carismatici.

La cosa che mi affascinava, dopo aver scoperto il ruolo del carisma, è come questo potesse estrinsecarsi in modi così diversi, eppure produrre effetti molto simili. Quello che è strano però è che la stessa cosa (il carisma) non avesse un effetto uguale su tutti. A me, come a molti, Berlusconi è ben più che antipatico, mentre Vendola è a sua volta disprezzato da tanti, inclusi ex compagni di partito. Il punto però è che io a Vendola “gli voglio bene”, e senza averci mai scambiato neanche una parola…