domenica 27 luglio 2014

Dell'uso dei bambini palestinesi da parte di pseudo-giornalisti

Nomi e età dei bambini palestinesi uccisi da Israele (Fonte: twitter)

Il quotidiano Europa pubblica un editoriale su Gaza di Fabrizio Rondolino dal titolo “Basta con quei bambini usati contro Israele” Il sottotitolo svela immediatamente la tesi dell’autore: I media italiani sono quasi tutti totalmente subornati alla propaganda di Hamas, che sfrutta cinicamente le vittime civili”.

Ora, questa affermazione per me è ridicola visto che i media italiani, a parte il Manifesto, hanno abbracciato la religione dell’equidistanza (ci tonerà Rondolino, ma non voglio rovinare la sorpresa) e non mettono assolutamente in discussione il diritto di difesa di Israele, ma tant’è.

A me interessa piuttosto come si svolge l’argomentazione di Rondolino, come esempio di retorica del rovesciamento della realtà, facendo affermazioni (in parte) vere e poi rovesciandole nello svolgimento del testo. E si conclude (spoiler non resisto) con gravissime affermazioni sul lavoro del giornalista, che a suo dire dovrebbe rinunciare a raccontare la realtà in favore di una causa superiore.

L'editoriale ha come fulcro un'osservazione –a mio avviso corretta- e cioè che in questultimo conflitto di Israele contro la Palestina, sono circolate, grazie anche ai social network, molte immagini di bambini morti, feriti, sofferenti. Bambini palestinesi uccisi da bombardamenti israeliani.

Questo ha avuto un effetto nell’opinione pubblica: la compassione. E ha scalfito l’immagine di Israele come stato democratico e buonista. Ha scalfito il giustificazionismo.

Quindi Rondolino decide di prendersela con i bambini morti per riaffermare il “diritto di difesa di Israele” (riporto qui in corsivo il testo integrale di Rondolino).

Paragrafo 1)  In cui si sa che è brutto che i bambini muoiano, ma i bambini muoiono in tutte le guerre. Ma se una guerra è giusta, poco male. Scegliendo, tra gli altri, il felice esempio del bombardamento di Hiroshima.

Smettiamola con i bambini: i bambini in guerra muoiono come chiunque altro, perché la guerra è orrenda. Sono morti e muoiono dappertutto, i bambini: a Belgrado e in Kosovo, in Iraq e in Siria e ovunque si combatta una guerra. Ne sono morti molti anche a Dresda, sotto i bombardamenti alleati che hanno piegato Hitler, e a Hiroshima e Nagasaki, dove le atomiche americane hanno portato la pace nel Pacifico. Dunque il problema non è se muoiono i bambini, ma se è giusta la guerra.

Paragrafo 2) In cui si accetta per vera la tesi che Hamas usa la popolazione come scudi umani, ignorando completamente che la popolazione di Gaza resiste sotto assedio e sotto embargo di Israele.

I media italiani sono quasi tutti totalmente subornati alla propaganda di Hamas, che sfrutta cinicamente le vittime civili – molte delle quali sono letteralmente costrette dai terroristi a restare nelle case o a salire sui tetti – per muovere a pietà l’Occidente.

Paragrafo 3) In cui si afferma che quella di Israele è una guerra per i valori occidentali (e che se i media fanno vedere i bambini palestinesi morti non gli fanno un buon servizio). E anche questa è una solenne minchiata. Primo perché il conflitto Israelo-Palestinese ha radici storiche molto diverse, e secondo perché Israele è solo apparentemente uno stato con valori occidentali (fatevi un giro a Gerusalemme o in qualche colonia).

I nostri media ogni giorno si prestano alla pornografia della morte, ogni giorno titolano in prima pagina sui morti innocenti: così l’attenzione non è più sulle ragioni della guerra, sul terrorismo di Hamas, sull’offensiva fondamentalista islamica che da Mosul a Gaza ha come obiettivo i valori e le libertà dell’Occidente, ma sui bambini, decontestualizzati e angelicati nel pantheon delle emozioni mediatiche: e chi non inorridisce di fronte a un bimbo morto ammazzato?

Paragrafo 4) In cui non potendo fare un’affermazione palesemente falsa, e cioè che i media italiani sono anti-Israeliani, usa la supposizione, la deduzione illogica: “I nostri media non osano scrivere che Israele uccide senza scrupoli, ma probabilmente lo pensano e di sicuro vogliono farcelo credere.”

I nostri media non osano scrivere che Israele uccide senza scrupoli, ma probabilmente lo pensano e di sicuro vogliono farcelo credere. Giocano con i sentimenti e ricattano ogni giorno i lettori: da una parte ci sono i bambini morti, e dall’altra c’è – senza dirlo mai esplicitamente, per paura e vigliaccheria – un esercito spietato, un governo spietato, uno Stato e un popolo spietati.

Paragrafo 5) In cui si rassicurano i lettori affermando che “Israele non è spietato” e si riafferma il diritto alla difesa di Israele (“non è neanche guerrafondaio”, dice subito dopo, strano per un paese con 3 anni di servizio militare obbligatorio, la bomba atomica, e un’altissima spesa militare, ma lasciamo perdere).

Israele non è spietato. Non è neanche guerrafondaio: non lo è mai stato. Tutte le guerre che Israele ha dovuto combattere dal 15 maggio 1948, cioè dal giorno della sua nascita, sono state e sono guerre di difesa. Ogni volta che Israele è stato costretto a prendere le armi e a versare il sangue dei suoi figli, è perché ha subito un attacco mortale. Questa guerra non è diversa: Hamas, attraverso i tunnel e con i razzi, ha colpito e colpisce Israele, e Israele non ha altra scelta che difendersi.

A partire dal paragrafo 6 l’argomentazione inizia a trasbordare e diventa delirio. Vediamo.

Paragrafo 6) In cui si fa prendere un po’la mano e dice sciocchezze come “nascondere i razzi nelle scuole e negli ospedali è un crimine contro l’umanità” eppure, come ribadito dall’ONU, il crimine (di guerra, non contro l’umanità) è bombardare gli ospedali, e lo ha fatto Israele . E l’ONU ne ha chiesto la condanna. E poi parla di fantomatici tunnel “con aria condizionata” che francamente non ha mai visto nessuno. Anche se è vero che i tunnel esistono, moltissimi servono anche per far passare qualche bene di prima necessità, perché, Gaza è sotto embargo. Tra i materiali pericolosi che non possono entrare legalmente ci sono i materiali da costruzione.

Di tutto questo ai media italiani importa molto poco. La guerra è uno spettacolo, e più grande è l’orrore più il pubblico accorre. I bambini morti commuovono e lo sdegno assolve la coscienza: e che importa se Hamas ha scritto nel suo statuto che Israele va cancellato dalla carta geografica, o che nascondere i razzi nelle scuole e negli ospedali è un crimine contro l’umanità, o che i tunnel con aria condizionata costruiti per ammazzare i cittadini israeliani potrebbero accogliere i civili palestinesi durante i bombardamenti e ridurre a zero le vittime.

Paragrafo 7) In cui prima afferma un’identità tra ebrei e stato di Israele (affermazionediscutibile e discussa da storici israeliani e non) e poi dice che questo alimenta l’antisemitismo. Ora francamente questo passaggio è talmente assurdo (si è antisemiti se non si appoggiano le politiche di Israele) che non saprei neanche cosa argomentare, se non che ci sono moltissimi ebrei nel mondo che non la pensano come Rondolino. Che poi l’antisemitismo sia un problema storico in Europa lo andrei a discutere con chi fomenta razzismi e fascismi.

Così monta nell’opinione pubblica un’ondata molto pericolosa, che comincia col distinguere dottamente fra gli ebrei – una specie di idea platonica da commemorare compunti nel Giorno della Memoria – e il governo di Israele, poi s’allarga allo Stato ebraico nel suo insieme, la cui stessa esistenza è considerata un’anomalia, e infine sfocia nell’antisemitismo esplicito, nell’assalto ad una sinagoga a Parigi o nelle botte ai calciatori del Maccabi Haifa in Austria. Di questo l’informazione porta una responsabilità pesante, di cui prima o poi dovrà rendere conto.

Paragrafo 8) In cui l’autore ha un sussulto di onestà e si rende conto della panzana scritta nel paragrafo precedente “Criticare Israele non è antisemitismo: lo fanno molti ebrei e lo fanno molti israeliani” ma non resiste e aggiunge una parentesi generica e ammiccante “(non altrettanto si può dire dell’altra parte)”. E con un salto carpiato si contraddice e ripete che mostrando le immagini dei morti a Gaza si alimenterebbero sentimenti antiebraici. Il paragrafo si conclude affermando che Israele è la vittima di questa guerra. Come e perché non è dato saperlo.

Criticare Israele non è antisemitismo: lo fanno molti ebrei e lo fanno molti israeliani (non altrettanto si può dire dell’altra parte). Ma dipingere giorno dopo giorno Israele come un mostro, speculando sui sentimenti più elementari dell’opinione pubblica e rifiutandosi di illustrarne le molte ragioni, produce nel tempo un diffuso e pericoloso sentimento antiebraico, tanto più intollerabile quanto più è evidente che Israele, in questa come in tutte le altre guerre, è la vittima.

Paragrafo 9) In cui Israele ha diritto di esistere e l’unico modo che ha è di annientare Hamas. L’equidistanza (dei media, cioè documentare il massacro di Hamas) aiuta Hamas, quindi forse dovrebbero tacere? Nascondere le notizie?
Ma mi sono stancata e lo lascio commentare a voi:

Israele ha il diritto di continuare a combattere fino a che l’ultimo tunnel e l’ultimo razzo di Gaza non saranno annientati (o fino a quando Hamas non annuncerà il disarmo unilaterale), perché ha diritto ad esistere. Che altro dovrebbe fare, che altro potrebbe fare Israele per fermare la guerra? L’unica opzione che il terrorismo palestinese gli offre è scomparire. L’unica scelta che ha è difendersi. Chi non comprende a fondo questo punto, chi specula sui morti innocenti e si nasconde, naturalmente in nome della “pace”, dietro un’ammiccante equidistanza, fa la parte dell’utile idiota di Hamas. È una scelta legittima, ma bisogna saperlo e assumersene la responsabilità.

Outro
Per una storia del conflitto Israelo-Palestinese vi rimanderei a fonti autorevoli e complete, ma io non ne ho trovate online, Quindi qualsiasi suggerimento è gradito.

Per una testimonianza (da nulla) dell’apartheid e del colonialismo vi rimando al racconto del mio recente viaggio di lavoro in Israele.

#FreePalestine  #StopIsraeliApartheid