Premessa
Spesso mi capita di essere lapidaria, soprattutto quando
immagino di condividere dei contesti, per cui spesso mi capita di essere
fraintesa. E' abbastanza normale quando si scrive in assenza di conoscenza dei
contesti, come nel caso dei social network.
Svolgimento
A proposito della sentenza di appello di un processo per
stupro a Firenze (qui se volete fare un viaggio nella merda leggete qui),
in una discussione su twitter, mi sono trovata ad essere lapidaria e a dire che
la colpa di sentenze del genere è dei femminismi (nel senso che non hanno
inciso culturalmente abbastanza nel profondo).
Sono stata, giustamente, bacchettata.
Approfitto qui per provare
a spiegare il mio pensiero.
1) Il femminismo, fino al culmine negli anni 70, è riuscito
a portare il discorso sulle libertà personali e sulle relazioni sulla scena
pubblica e ha raggiunto livelli molto alti di dibattito, riuscendo ad imporli a
tutta la società. Non voglio semplificare troppo, ma possiamo dire che nuovo
diritto di famiglia, divorzio, aborto, contraccezione sono frutto del femminismo.
2) La cosa più importante, secondo me del discorso
femminista, era quello di abbattere il confine tra sfera pubblica,
tradizionalmente riservata agli uomini, e sfera privata, delle donne. Un discorso
solo proiettato all'esterno non era più accettabile, la rivoluzione doveva partire dalle
relazioni, in primis uomo/donna e poi tutte le altre (per capirci, senza che
partiamo per tangenti, pensate a che rapporti avevano le nostre nonne coi
nostri nonni, prima di tutto questo).
3) Il risultato sono state non solo le trasformazioni
legislative ma anche un embrione di nuova società. O meglio, di cosa
significava costruire una nuova società.
4) Poi c'è stato il riflusso dei movimenti. Per strada non
c'era più nessuna e nessuno. Moltissime donne hanno continuato a fare politica
nei consultori, in piccolissimi spazi come le case della donna, ma questi spazi
non hanno saputo rinnovarsi e le frequentazioni si sono sempre più assottigliate
e le iniziative sono diventate sempre più autoreferenziali.
5) Le femministe, cosiddette storiche, hanno lasciato la
strada e sono diventate professoresse universitarie, giornaliste, vips del jet
set (ancora semplifico). Così, con le strade vuote, le istanze di liberazione
(della società, non della donna) hanno perso il contatto con la realtà.
6) Dagli anni 80 (e sì anche dall'imporsi della televisione
commerciale, ma questa è un'altra storia) i femminismi sono diventati "femmine
pelose vs donne bone della tv" oppure un esercizio accademico (con tutte
le rivalità tipiche del mondo accademico) .
7) Ma soprattutto il femminismo è diventato una cosa da donne. Paradossalmente, proprio le
femministe hanno deciso di chiudere quel dialogo col reale e decidere di
rinchiudersi nel privato.
8) Con il berlusconismo, le femministe, che erano rimaste
chiuse nei salotti per oltre 20 anni, hanno tirato fuori dall'armadio il loro
armamentario culturale e lo hanno scaraventato sulla scena pubblica senza una
riflessione sociale profonda e, forse, senza rendersi conto che la maggior parte della società era rimasta indietro e
aveva dimenticato le idee di liberazione e emancipazione (o magari lo sapevano ma se ne sono fregate).
9) Perdendo la parte "rivoluzionaria", il
femminismo si è imposto nel discorso pubblico come censorio, normativo,
sostanzialmente borghese. Gruppi come "Se non ora quando" non hanno
avuto la capacità di andare oltre una semplice rivendicazione di
"rispetto" e "quote rosa", unita alla critica del corpo.
10) Io non dico che le femministe, anche quelle storiche,
davvero la pensino così. Dico che non sono state capaci di tenere aperto un
canale di comunicazione con le loro figlie e nipoti. Hanno scelto di abdicare
il loro ruolo rivoluzionario preferendo le dispute accademiche.
11) Noi figlie e nipoti abbiamo dovuto ricominciare quasi
d'accapo con i maschi (ma anche le altre donne) con cui siamo entrate in
relazione. Ci siamo inventate altre strade e altre alleanze, come quella coi
movimenti queer, ma le nostre nonne e madri ci hanno aiutato poco.
Cosa c'entra questo con le reazioni alla sentenza di
assoluzione allo stupro di Firenze?
C'entra.
C'entra perché non l'assoluzione ma le motivazioni dimostrano
che il discorso di liberazione della donna è stato dimenticato, le donne, le
ragazze sono -di nuovo- relegate a un determinato ruolo sociale. Si ritiene
legittimo giudicarle in base alle loro preferenze o comportamenti sessuali.
C'entra perché in tutta questa storia non c'è la minima
messa in discussione della cultura dello stupro e della sopraffazione. Il
maschio si sa che è cacciatore, si sa, le femmine sono la preda. O fai Santa
Maria Goretti o sei colpevole.
C'entra perché nella società che stavano costruendo le femministe,
la questione non erano le quote rosa ma le relazioni sociali, personali e anche
economiche, ma non solo.
C'entra perché, l'ho già detto, le femministe hanno abdicato
questa lotta e hanno permesso che si tornasse indietro, come se quelle istanze
non fossero mai esistite nella realtà.