Il mio snobismo radical chic mi ha finora preservato dalla
consapevolezza dell’esistenza del fenomeno dei balli di gruppo, fenomeno dilagante
e di massa. L’estate 2012 mi ha consentito di colmare questa lacuna, complici 3
fattori: 1) una settimana al mare *, 2) l’acquisita indipendenza di Ruben, il
figlio 9enne di un amico, 3) l’apertura di una “scuola di ballo” nel paese vicino
al paesello in cui trascorro le vacanze. Questi fattori, apparentemente slegati
tra loro, sono collegati dalla presenza, in ogni momento di socialità, dei
cosiddetti balli di gruppo. Ho visto bambine e bambini, ragazze e ragazzi, donne
e uomini, senza distinzione di censo e di classe, accorrere alle prime note ad
intrupparsi e a ripetere ossessivamente i passi di questi balli, con o senza la
guida dell’”animatore”. La mattina in spiaggia, il pomeriggio (le prove, mi
hanno spiegato) fino alla sera, con una scansione definita dei tempi della
giornata di “vacanza”.
Si tratta in sostanza di una serie di canzoni, la maggior
parte create ad hoc, con ritmi molto
semplici, spesso latineggianti, che vengono “ballati” con una serie di passi codificati
altrettanto semplici, in modo che chiunque sia in grado di eseguirli.
Lo schema è quasi sempre lo stesso. I ballerini sono tutti
in fila e i passi vengono ripetuti nelle quattro direzioni (di fronte, a destra,
di spalle, a sinistra e ritorno) intervallati da qualche elemento come un clap
o un saltino o mossetta.
È ragionevole quantificare il fenomeno in centinaia di
migliaia di vacanzieri che ogni sera d’estate eseguono questi passi, considerato
che ormai questi balli sono diventati l’unico intrattenimento delle serate nei
luoghi turistici, siano esse sagre di paese o villaggi vacanza. Sacerdoti di
questi riti sono gli animatori. L’animatore
è il depositario, tramite appositi corsi, delle coreografie e ha il compito di
insegnare ed incitare il pubblico a compiere i movimenti secondo la prevista
liturgia. Chi sbaglia viene incitato (redarguito, v secondo 18 del video
precedente).
Ho appreso che ogni anno un nuovo “ballo”, detto tormentone,
si aggiunge ai precedenti. Quello di quest anno è a mio giudizio
particolarmente insidioso. Primo in classifica nei download di iTunes, il
Pulcino Pio ha invaso le menti e le orecchie del nostro Paese. Questo brano ha
il “merito” di essersi imposto pur essendo musicalmente più brutto, se
possibile, degli altri ed anche onestamente fastidioso.
Quello che colpisce, di nuovo, è l’eterogeneità del pubblico
e l’estensione del fenomeno. Colpisce inoltre come tutti questi movimenti siano
caratterizzati dall’assenza di qualsiasi relazione tra i “ballerini” come anche
qualsiasi elemento di variazione individuale. L’importante e fare bene.
Certamente la semplicità dei movimenti ha una funzione motivante. Indubbiamente
la ripetizione -sera dopo sera- ha una funzione consolatoria (v Freud, 1929) un
rito evocativo. La spinta alla consolazione è superiore al piacere estetico e
alle pulsioni individuali. Essere insieme agli altri, uguali, con qualcuno
guidati da un entità normante. Tutto molto lontano dalle danze liberatorie
degli anni ’70, ma anche dall’edonismo individualista degli anni ’80.
Il Pulcino Pio, nella sua capacità di coinvolgere grandi
masse sembra assomigliare piuttosto a una parata e si colloca così un passo
prima ad altri fenomeni di massa che abbiamo già visto.
* dove ho scoperto che pure agli ex-frikkettoni ex-radical
chic ex-new age piace a fare i balli di gruppo.
Approfondimento
Altri due balli, che mi auguro essere un fenomeno esclusivamente
meridionale, e che meriterebbero un trattato a parte.
La zitella