Correva l’anno 1985, un’amichetta
con le idee chiare fa: ”da grande voglio guadagnare 3 milioni (di lire, ndr) al
mese!”. A 10 anni mi parve una buona idea, un giusto traguardo. Oggi, superato il primo decennio degli anni zero, sono lieta di
annunciare che ho raggiunto l’obiettivo.
Chiariamoci, sono una
lavoratrice freelance e non mi lamento, me la passo molto meglio di tanti
altri. Per qualche motivo la gente è ancora disposta a pagarmi (quasi) quanto gli
chiedo. Finchè dura...
No, non ho una partita
iva. Divido con un’amica una micro società... diciamo una partita iva per due. Ma
non mi lamento, faccio un lavoro che, spesso, mi piace. E poi non sopporterei
di lavorare sotto padrone.
Certo, che non mi
lamento. In vacanza ci vado zaino in spalla, oppure unisco le vacanze a qualche
viaggio di lavoro. Già, non ho un’auto, non me la posso permettere. In realtà
non ho neanche una casa. Sono 10 anni che vivo in affitto (temporaneo e al
nero).
Ma non mi lamento. No,
non mi lamento, ma ho paura. Non la paura che le mie entrate non crescano o che
il “business” non si espanda.
Ho paura di ammalarmi, se
mi ammalo non avrò accesso ad assicurazioni o protezioni di nessun genere. E se
non lavoro non guadagno. Fatti un’assicurazione, dici? Certo! Peccato che le
agevolazioni e le coperture assicurative a cifre abbordabili esistano solo per
i lavoratori dipendenti.
Ho paura di fare un
figlio/a, o che lo faccia la mia amica, perché nessuno ci pagherà per il lavoro
perso durante la maternità (da queste parti la gravidanza è una malattia). Ma
anche perché non ci sarà un ospedale disposto a farmi partorire con parto
naturale, se vuoi vai in clinica (e chi paga?), e poi non ci sarà un asilo nido
pubblico che la/lo accoglierà, se sei dipendente c’hai le agevolazioni, gli
assegni familiari, io no.
Ho paura per mia madre, perché
stanno tagliando lo stato sociale, la sua pensione sarà ridicola, lei non ha
altri sostegni, a parte me e mio fratello.
E allora, a me va bene, non
mi lamento. Fa nulla se non ho una casa, figli, assicurazione e pensione. Diciamo
(diciamo) che me la sono scelta io. Ma non veniteci a raccontare che questo è
il futuro a cui tutti i giovani dopo di me devono aspirare, e che se non
desiderano questo sono degli sfigati. E non raccontateci che l’articolo 18 e i
diritti è roba dei vecchi che tolgono il futuro ai giovani. Diritto scaccia
diritto non esiste. Poco ma sicuro, io non sarò più “competitiva” nel mio
lavoro se tolgo qualche diritto a un altro.
Tanto non vi crediamo! Dagli
anni ’70 siamo in una fase di contrazione dei salari. Lo scopo preciso era
quello di contrastare l’eccessivo potere dei lavoratori verso i capitalisti. Ci
avete convinto che per continuare a lavorare dovevamo rinunciare non solo all’aumento
dei salari, ma al diritto di una giusta remunerazione del lavoro salariato
rispetto al profitto generato. E che se no andavate a produrre in Cina, che poi
ci siete andati lo stesso. Poi vi siete fatti la vostra crisi finanziaria, e venite
a dire che tocca a noi aggiustare le cose. Invece siete stati voi a schiacciare
la produzione industriale per fare spazio alla finanza. Ma tutte queste cose ve
le spiega meglio il prof David Harvey.
Intanto io, che io ho
raggiunto il mio sogno di bambina, mi sento un’ingenua. E come dice il prof
Harvey, ogni persona di buon senso oggi si unirebbe al movimento
anticapitalista. E forse ci conviene seguire il suo consiglio.
Letture aggiuntive
Mazzetta, I lavoratori più fottuti d’Europa
Il blog di La Furia dei Cervelli
Silvia Bencivelli, Mondo free lance
Silvia Bencivelli, Il colpevole siamo noi
Nessun commento:
Posta un commento